De Poli

La fonderia De Poli di Vittorio Veneto fondata nel lontano 1453 è tra le più antiche fonderie italiane ancora operanti. Nella sua storia ha avuto varie ramificazioni tra le varie Venezia e Udine. La Fonderia De Poli, nel suo laboratorio “al ponte dei Dai, all'insegna della Madonna” (Calle dei Fabbri) oltre alle campane fondevano anche mortai pestelli e bocche da fuoco. Nel 1481, i De Poli fusero una campana per il Duomo di Ceneda (ora Vittorio Veneto) e nel 1606 una campana per la Chiesa di San Giusto di Trieste. Questo laboratorio artigiano continua ad essere documentato a Venezia per tutto il Settecento. Nella chiesa di San Giorgio a Basalghelle il campanile alto 28 metri, costruito per opera e direzione di un capomastro nel 1869, custodisce le tre campane di 16,100 quintali della fonderia De Poli. La prima è una delle tre campane premiate all’Esposizione di Roma del 1869; è per questo che potè essere salvata dalla requisizione che i tedeschi fecero delle campane nel 1918. Particolare è l'opera campanaria costruita per dalla Fonderia De Poli la facciata del nuovo palazzo municipale di Trieste, progettata nel 1873, l’architetto Giuseppe Bruni. Come elemento distintivo Bruni fece inserire al centro dell’ampio sviluppo orizzontale una torre, che si impone con il suo tetto a tronco di piramide. Questa torre rievoca la dirimpettaia torre dell’Orologio o del Porto, la cui compianta e discussa demolizione era avvenuta nel 1838. La torre sostiene l’orologio civico e le due statue di zinco fuso raffigurano due paggi. Gli automi, disposti ai lati della campana, hanno le braccia articolate, le quali messe in movimento da un meccanismo ad orologeria, sollevano un martello che batte le ore, mentre i quarti vengono suonati da un separato martello.
Ideati dal Bruni, i due automi furono modellati nel giugno 1875 dallo scultore Fausto Asteo di Ceneda, Vittorio Veneto, Treviso, (1840 – 1901) docente presso l’Accademia di belle arti di Venezia, che vennero fusi nelle fonderie dei fratelli de Poli di Ceneda. Gli automi arrivarono a Trieste, come testimoniono gli scritti degli storici della fine del secolo, nel novembre dello stesso anno, e furono collocati sulla torre nei giorni 5 e 7 gennaio 1876. Cominciarono a funzionare regolarmente alle ore 12 meridiane del 14 gennaio.
I triestini li nominarono confidenzialmente Michez e Jachez (o Mikez e Jakez) ossia Michele e Giacomo, riferendosi pare a due famosi giudici della città.

In dettaglio

  • data: 1453